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Bestia e Pietro

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Giunto alla soglia dei quaranta Pietro scelse la compagnia della natura e si trasferì in montagna; suo unico compagno un labrador che aveva battezzato con il nome di Bestia.
Un cane giovane cui Pietro aveva insegnato come portargli le pantofole e andare a prendere il giornale alla vicina e unica edicola del paese e di tutto il circondario montano che si trovava a pochi metri dalla residenza dei due amici.
L’ammirazione di Pietro nei confronti di Bestia non era dovuta alla fedeltà che egli considerava una qualità limitativa dell’esuberanza quanto il fatto che nonostante tutti i tentativi di insegnargli a mingere negli spazi aperti che non mancavano in quel paese di montagna; Bestia era ostinatamente perseverante nel fare almeno due pisciatine al giorno nella stanza che Pietro aveva adibito a una piccola e personale biblioteca dove conservava i suoi libri preferiti.
Quest’aspetto particolare di Bestia non faceva infuriare Pietro che tuttavia era geloso di quei libri che per lui rappresentavano la cosa più nobile della vita: il sapere.
Si sforzava di capire il comportamento del labrador e in una serata grigia di autunno i suoi sforzi basati sulla riflessione di questo particolare aspetto ebbero la logica soluzione.
Bestia forse voleva mettere in guardia l’uomo che la gelosia del sapere non merita altro che una calda consacrazione. Fu come risvegliarsi da tanti anni di torpore, spesi a esclusiva conoscenza.
Bestia aveva aperto una breccia nella sua mente.
Da quel momento Pietro cambiò atteggiamento nei confronti del labrador e lo colmò di accarezzamenti e pasti curati per avergli dato quella sorta di ammonimento.
Fu’ in quella stagione autunnale che assieme a Bestia e in compagnia di svettanti Faggi egli si sforzava in ragionamenti che fino allora non lo avevano mai sfiorato. In quel ragionare, spesso ad alta voce chiacchierando con Bestia la gente del paese lo considerava pazzo. Egli della pazzia ne aveva un grande rispetto perché chi era prigioniero di quello stato mentale, non mentiva mai, anzi si avvicinava senza secondi fini e parlava liberamente.
A volte pure in modo confuso, ma in quel parlare c’era una sorta di verità atavica che egli segnava sul suo notes. Da quell’autunno aveva compreso la ragione del sapere: condividere.
Fu in una mattinata soleggiata che scese in paese invitando giovani e anziani a un pomeriggio in sua compagnia, il riscontro di questa sua apertura alla vita sociale fu’ sorprendente; si presentò alla porta della sua abitazione una quarantina di persone, gli fece entrare e presentò loro Bestia che dimostrava interesse per quella moltitudine di persone che affollavano i vani della casa di Pietro. Offrì caffè d’orzo agli adolescenti. Vino rosso a giovani e anziani.
Gli accompagnò nella sua biblioteca privata mostrando loro i volumi ai quali lui era particolarmente affezionato e mise a disposizione quei testi a chi aveva voglia di leggere e di apprendere.
La cosa si sparse nei dintorni e presto la casa di Pietro fu’ invasa da molti che volevano in prestito un libro da leggere. La cosa lo riempiva di orgoglio, ma i libri ormai erano davvero pochi rispetto all'interesse che aveva contagiato gli abitanti dell’intera vallata.
Ancora una volta fu Bestia fonte d’ispirazione per Pietro che nel corso di una passeggiata pomeridiana fu trascinato a forza dal labrador nei pressi del municipio e, in disprezzo di ogni buona creanza, alzò la zampa nei pressi del monumento ai caduti per una pisciata che sembrava un torrente in piena.
E nel momento della minzione del labrador la lampadina si accese.
Doveva conferire con il Sindaco del paese, per proporgli l’apertura di una biblioteca pubblica cui avrebbe donato i suoi libri. L’occasione di conferire con il primo cittadino non mancò nel corso del lungo pomeriggio quando i due s’incontrarono all'osteria del paese.
La proposta di Pietro fu accolta dal Sindaco con entusiasmo e promise che sarebbe stata messa al primo punto della seduta del primo consiglio Comunale. Il sindaco aggiunse che avrebbe proposto che a curare la biblioteca fosse proprio Pietro.
Si congedarono con una calorosa stretta di mano e Pietro assieme a Bestia che nel corso della discussione era rimasta allungata sul pavimento dell’osteria stuzzicando quello che i commensali gli gettavano si avviò a passo lesto verso la via di casa, soddisfatto
dell’esito della sua proposta. Bestia era felice
per l’aperitivo fuori programma prima della cena.
Due settimane dopo l’incontro con il Sindaco, ricevette una raccomandata.
Aprì la busta mentre Bestia approfittando della concentrazione di Pietro sulla busta per andare nella stanza dove erano custoditi i libri a fare la sua minzione quotidiana.
La proposta era sta accolta a maggioranza dai consiglieri comunali e ora la giunta doveva ratificarla per renderla al più presto esecutiva. In aggiunta un post scritto informava che la responsabilità della biblioteca sarebbe stata affidata a Pietro.
L’indomani mattina Pietro accompagnato
dall'inseparabile Bestia si avviò verso il palazzo comunale. Bestia si mise accucciato ai piedi di un albero mentre Pietro si rivolgeva all'usciere chiedendogli di voler conferire con il Sindaco.
L’usciere si mise in contatto telefonico con la segretaria del primo cittadino e dopo una breve conversazione posò il telefono e invitò Pietro a salire al secondo piano. Il Sindaco l’avrebbe ricevuto. Nemmeno il tempo di prendere fiato che la porta
dell’ufficio si aprì e Pietro fu’ invitato a entrare.
Con un cenno il sindaco gli indicò di accomodarsi sulla poltrona posta di fronte alla sua scrivania e gli espose in tono amichevole ma, formale gli atti che il Consiglio aveva deliberato in merito alla sua proposta. Tutto filava per il verso giusto.
L’unico momento di tensione arrivò quando il sindaco prospettò l’ipotesi che Pietro doveva essere assunto come dipendente comunale.
Svolgere quel tipo di mansione richiedeva aver conseguito un diploma di maturità, che egli stesso aveva ottenuto nel corso degli studi presso il liceo classico Marconi di Chiavari e proseguendo gli studi si era laureato in filosofia presso la facoltà di lettere di Genova.
La tensione era dovuta al fatto che per Pietro il sapere non doveva essere pagato ma donato in modo gratuito e con quest’argomentazione si offri di svolgere quel compito gratuitamente mettendosi a disposizione delle persone che risiedevano nella vallata.
Il Sindaco rimase colpito da quest’atto di generosità nei confronti della comunità e s’impegnò personalmente ad attivare le risorse che consentissero al volontario Pietro di operare nella prossima apertura della biblioteca comunale; a tale proposito il sindaco si rivolse a Pietro e lo invitò a seguirlo.
Lasciarono l’ufficio ed entrarono in un locale abbastanza spazioso che la giunta comunale aveva individuato come locale da utilizzare allo scopo.
Uscito dal palazzo comunale, recuperò Bestia che aveva fatto amicizia con due bambini e s’incamminò verso casa a passo spedito con il labrador che svogliatamente lo seguiva.
Entrato in casa, mise nella scodella la zuppa per Bestia, poi con lentezza si preparò la cena.
Finito di cenare radunò le stoviglie nel lavandino e si mise con rinnovata energia a compiere quel rito serale prima di uscire nel porticato con il suo fidato Bestia. Quella sera seduto su una panchina di marmo e imbacuccato a dovere per il vento che soffiava, estrasse dalle tasche il notes e annotò alcune sue considerazioni sulla giornata trascorsa che era stata produttiva come non mai.
Rientrò in casa e con ispirazione compose una poesia, questa volta non nella solitudine consueta ma, in compagnia di una sensazione positiva dovuta al fatto che aveva incominciato a socializzare.
Prima di allora affidò i suoi scritti al fuoco.
Si disse che questo non doveva più accadere.
Sarebbe stata la perpetuazione di una forma di egoismo narcisista.
EPILOGO
La vigilia di Natale era il giorno dell’inaugurazione. Fu una giornata intensa per Pietro.
Furono recapitati cinque colli del peso di trenta chili ognuno. Contenevano una tale quantità di libri che
l’amministrazione provinciale su invito del sindaco aveva donato alla biblioteca.
MORALE
Bestia, fece capire a Pietro che il Sapere si deve donare. E da buon filosofo Pietro, si mise a insegnare.

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